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Accessibilità, bollini e liste di discussione.

Una premessa

In un intervento dal titolo ^L'abigeato non più un reato: l'^affaire^ NavigAbile.it^ ironizzavo sulla prassi, diffusa su alcune liste di discussione, di ricercare e denunciare pubblicamente i siti che esibiscono la conformità agli standard di accessibilità dettati dal W3C [WAI] senza in realtà rispettarli. L'intervento ha provocato la reazione di alcuni esponenti della lista Webaccessibile, i quali hanno eccepito che, in quanto iscritto in lista, avrei dovuto contribuire con un post fosse anche allo scopo "di punzecchiare sagacemente" gli interessati e magari richiamarli "all'ordine" e non "sfogarmi nello sgabuzzino in cui nessuna delle parti in causa può sentirmi".

Palla al centro

Non so se quella che mi viene contestata sia una regola o più semplicemente una buona etichetta di lista: per quanto non condivida, do in ogni caso per buone entrambe le ipotesi. Riscrivo quindi il pezzo del 25 maggio scorso privandolo di ogni elemento [ironia, sarcasmo] che possa in qualche modo suggerire chiavi di lettura che assicuro non volute. Sulla questione  ritengo quindi superato l'altro articolo - comunque sempre disponibile - e considero questo come punto di partenza per una discussione più serena.

L'accessibilità e gli standard

L'accessibilità - se intesa come conformità di un sito agli standard W3C per l'accessibilità - è uno standard. Come tutti gli standard è spesso facilmente riconoscibile ma non altrettanto realizzabile. In altre parole: tutti siamo in grado di comprendere se la filettatura di una vite sia stata realizzata correttamente, non tutti però sappiamo quali siano e soprattutto come vadano realizzate le dimensioni standard della minuteria. Nel caso dell'accessibilità, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il web comprende, sia pure con una certa approssimazione, se una dichiarazione di massima conformità agli standard W3C WAI (tripla A) sia o meno corretta: non entro nel merito se esistano altri standard.

Le contestazioni ad Accenture

Nella mail inviata il 21 maggio 2004 ad Accenture - che prendevo come esempio di questa prassi - il firmatario contestava:

Tralasciamo le prime due osservazioni, che forse non tutti possono di cogliere, e concentriamoci sulle altre due. Sono certo che la maggior parte di quelli che leggono questo pezzo sono in grado di svolgere la medesima osservazione: si rendono conto, cioè, che non si può parlare di conformità massima agli standard in materia di accessibilità se il sito è stato scritto creando discriminazioni tra gli utenti. Ma questo non significa che essi sono in grado di fornire all'interessato gli strumenti per rispettare lo standard al massimo livello e, soprattutto, di creare un sito realmente accessibile senza limitarsi alla mera verifica tecnica.

Quale è il problema?

Il problema è che nel momento in cui il responsabile del progetto - che non è il progettista o chi ha scritto il codice - riceve una mail come quella in questione, egli sa tre cose:

  1. che chi gli ha certificato la conformità allo standard lo ha - usiamo un eufemismo - ingannato;

  2. che evidentemente questa  persona non aveva le competenze per fare quello per cui è stata pagata,

  3. che forse questa persona ha commesso qualche altro errore che è stato taciuto.

Quello che non sa e tuttavia può essere indotto a credere è che queste competenze le possiede chi lo ha - usiamo ancora un eufemismo - colto in castagna.

Cacciatori e trofei

Roberto Castaldo - firmatario della mail a Accenture - ha ovviamente tutte le competenze necessarie per indicare le modifiche necessarie al progetto NavigAbile affinché la dichiarazione di conformità resa sia corretta e veritiera. Ma proprio la duplice circostanza

fa sorgere il timore che chiunque si senta autorizzato a replicare l'iniziativa al solo scopo di esibire in lista il trofeo, come d'altro canto sta avvenendo su diverse liste. Ciò non significa che si debba star zitti: ma un conto è una analisi pacata, realizzata secondo criteri uniformi e stabili, il cui esito è inviato - pur non richiesto - all'interessato come semplice segnalazione da approfondire su un sito che istituzionalmente si occupa di accessibilità. Un altro conto sono le liste di proscrizione.

Una prima conclusione

Una prima, duplice, conclusione potrebbe essere questa:

Una seconda conclusione

Ed infine: sono convinto che l'accessibilità sia qualche cosa di più di uno standard. Ben diverso e più complesso è il discorso relativo alla nozione stessa di accessibilità che può essere intesa come una sorta di invito ad abbandonare la strada di una comunicazione ^dedicata^ per approdare ad ambiti in cui vige il principio della condivisibilità e della raggiungibilità delle informazioni o, come si usa oggi, della loro portabilità.

Su questo - come sulle competenze  e sui percorsi necessari per costruire un sito accessibile tout court - potrebbe essere utile aprire un confronto.Inizio articolo

Commento di R. Castaldo.

"Egr. Avvocato Spallino, sono gradevolmente sorpreso da quest'ultima Sua mail, segno che - dopo tutto - le nostre posizioni non sono poi così lontane, o quanto meno puntano entrambe verso lo stesso obiettivo: la cultura dell'accessibilità. Di seguito troverà i miei commenti ...":

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